domenica 31 marzo 2013
BUONA PASQUA
Circa 250mila le persone che hanno assistito alla messa di Pasqua celebrata da Papa Francesco sul sagrato della Basilica di San Pietro dai dati della Sala Stampa della Santa Sede, in accordo con la Gendarmeria Vaticana e la Questura di Roma.
sabato 30 marzo 2013
venerdì 29 marzo 2013
PIO IV fa nascere la Confraternita dell'Oratorio di San Filippo Neri
il 29 marzo, sabato santo, in S. Giovanni in Laterano, comincia il diaconato di Filippo Neri ordinato sacerdote sempre nello stesso anno 1551 nel mese di maggio.
giovedì 28 marzo 2013
Nel ricordo di Agostino Casaroli
Domani Papa Francesco celebrerà la Messa in "Coena Domini" presso il riformatorio di Casal del Marmo. Durante il rito laverà i piedi a 12 ragazzi di diverse nazionalità e confessioni religiose, detenuti presso quell'istituto penale per minorenni.
Bergoglio ha già presente la carità svolta tra i giovani reclusi di quell'istituto dal sacerdote Agostino Casaroli, scomparso nel 1998 dopo essere stato Segretario di Stato vaticano e cardinale.
Nel settembre del 2008, nell'omelia di una messa celebrata nella Cattedrale metropolitana di Buenos Aires, l'allora cardinale Bergoglio aveva narrato ai fedeli proprio un aneddoto sul legame tra Casaroli e l'Istituto di Casal del Marmo che lo aveva colpito. «Il cardinale Casaroli, tutti i sabati sera spariva... “si sta riposando”, dicevano. Un giovane sacerdote andò a una casa di minori sotto tutela giudiziaria, un riformatorio, e lì c'era un cappellano molto buono che veniva in autobus, con la sua borsa di lavoro, e rimaneva a confessare i ragazzi e a giocare con loro. Lo chiamavano don Agostino. Nessuno ne sapeva molto di più. Era proprio lui. Quando Giovanni XXIII lo aveva ricevuto dopo la sua prima visita nei Paesi dell'Est, in missione diplomatica in piena Guerra Fredda, al termine dell’incontro il Papa gli chiese: “Mi dica, continua a andare da quei ragazzi?” “Sì, Santità”. “Le chiedo un favore, non li abbandoni mai”». Fu quella la consegna lasciata a Casaroli dal Papa Buono, che sarebbe morto qualche mese dopo. Bergoglio ha letto e apprezzato "Il martirio della pazienza" che è il libro autobiografico scritto da Casaroli per raccontare la stagione dell'Ostpolitik vaticana di cui fu protagonista. «La grande diplomazia che tanti frutti ha dato alla Chiesa si alimenta con la carità, con la penitenza».
Proveniente da una famiglia di modeste condizioni economiche, il 23 maggio 1937 fu ordinato sacerdote dopo aver studiato presso il seminario vescovile di Bedonia e al Collegio Alberoni di Piacenza. Nello stesso anno entrò nella Pontificia Accademia Ecclesiastica di Roma per seguire i corsi preparatori alla diplomazia vaticana. Il 16 luglio 1967 fu ordinato arcivescovo titolare di Cartagine da papa Paolo VI, mentre nel concistoro del 30 giugno 1979 fu creato cardinale da papa Giovanni Paolo II.
Già in questa fase il cardinale Casaroli diventa il protagonista della politica di cauta apertura verso i Paesi comunisti dell'Europa orientale. Significativa in quest'ottica di collaborazione internazionale al di là degli steccati ideologici fu pure la sua partecipazione nel 1975 alla fase conclusiva della Conferenza europea per la sicurezza e la cooperazione in Europa di Helsinki.
Ricoprì la carica di Cardinal Segretario di Stato dal 1979 al 1990 e, nel corso di tale mandato, mise a punto e il 18 febbraio 1984 siglò, l'accordo di revisione del Concordato tra Stato italiano e Santa Sede. Casaroli si ritirò dalla Carica di Segretario di Stato nel 1990, e dopo 8 anni, nel 1998, morì all'età di 83 anni.
Fecero scalpore le accuse di essere un massone e quelle di Alì Agca, che addirittura lo accusava di essere stato lui il suo mandante dell'attentato a Papa Giovanni Paolo II. Di solito quando si subiscono accuse molto grosse vuol dire che nelle opere si è lasciato un segno importante.

martedì 26 marzo 2013
Social Papa
"Papa Francesco resta a vivere nel pensionato Domus Santa Marta e non si trasferisce, almeno per ora, nell'Appartamento Pontificio, pensa di voler vivere in modo normale", ha spiegato Lombardi che la Domus Santa Marta ospita una cinquantina di prelati in servizo presso i dicasteri della Santa Sede. "Questa mattina il Papa ha celebrato la messa davanti agli ospiti abituali della Domus Santa Marta e ha fatto capire loro che è sua intenzione rimanere con loro, siamo in una situazione di inserimento e sperimentazione, per così dire. Rispettiamo la sua scelta, anche se l'appartamento pontificio è pronto".
lunedì 25 marzo 2013
Messa con i fotografi

domenica 24 marzo 2013
Domenica delle Palme
I DUE PAPI
IMMAGINI CHE FANNO LA STORIA DELLA CHIESA CATTOLICA Forse c'erano già stati due Papi ad incontrarsi, non così amichevolmente, ma parliamo del XV secolo..
sabato 23 marzo 2013
il nuovo Papa editoriale: di Elena Agostini

La novità di Papa Francesco non sta (o non sta solo) in un nome che è di per sé un manifesto programmatico.
Ha avuto coraggio il Cardinale venuto dalla "fine del mondo" ad assumere il nome del Poverello di Assisi e ancor più coraggio ha avuto nel sottolineare le motivazioni di quella scelta durante l'udienza con i giornalisti, qualora il messaggio fosse sfuggito: stare dalla parte degli ultimi.
Ha avuto coraggio il Cardinale venuto dalla "fine del mondo" ad assumere il nome del Poverello di Assisi e ancor più coraggio ha avuto nel sottolineare le motivazioni di quella scelta durante l'udienza con i giornalisti, qualora il messaggio fosse sfuggito: stare dalla parte degli ultimi.
Qualcuno, si è affrettato a dire che si tratta di una scelta "populista" termine quanto mai abusato in un tempo senza riferimenti e in cui le stelle polari scarseggiano, fluttuanti più di meteore e fagocitate nel loro stesso ossimorico moto.
Ma papa Francesco ha fatto di più, molto di più, se possibile, di tutto ciò.
Lo ha fatto in silenzio e in ginocchio.
Affacciandosi da quella loggia solenne, con un sorriso tirato per l'emozione ma con il cuore spalancato, da vero pastore, ha scatenato l'empatia della piazza con quel "Fratelli e sorelle, buonasera". Ma il gesto profetico lo ha compiuto dopo. Chiedendo al popolo santo di Dio quella benedizione che ha accolto in silenzio, col capo chino, compiendo con un semplice gesto classificato come "umile" uno degli atti che resterà tra i più grandi del suo pontificato e lo possiamo affermare sin da oggi.
Ma papa Francesco ha fatto di più, molto di più, se possibile, di tutto ciò.
Lo ha fatto in silenzio e in ginocchio.
Affacciandosi da quella loggia solenne, con un sorriso tirato per l'emozione ma con il cuore spalancato, da vero pastore, ha scatenato l'empatia della piazza con quel "Fratelli e sorelle, buonasera". Ma il gesto profetico lo ha compiuto dopo. Chiedendo al popolo santo di Dio quella benedizione che ha accolto in silenzio, col capo chino, compiendo con un semplice gesto classificato come "umile" uno degli atti che resterà tra i più grandi del suo pontificato e lo possiamo affermare sin da oggi.
Papa Francesco con quell'inchino ha eletto il popolo non a "oggetto" come siamo abituati a considerarci dopo secoli di gerarchie verticistiche, ma soggetto di pastorale. Un soggetto che ha il "potere" persino di benedire il Papa. Sembra scontato ma non lo è e nella sua semplicità è un gesto rivoluzionario di una potenza sconcertante.
Giovanni Paolo II aveva iniziato un cammino analogo importante in questo senso, preparando il cammino al suo successore, scrivendo un documento che è la pietra miliare per questa rivoluzione copernicana: la Christifideles laici. L'Esortazione Apostolica di papa Wojtyla, frutto dello spirito del Concilio Vaticano II, evento ben lungi dall'esser attuato nella sua potenza rinnovatrice e riformatrice (anche perché sconosciuto nei suoi documenti, molti dei quali restano ancora tutt'oggi silenti negli archivi), metteva in modo del tutto nuovo i Laici, il popolo di Dio chiamato a lavorare la "vigna del Signore" che è il mondo intero, al centro.
I Laici, non le gerarchie ecclesiastiche al centro e soggetto di pastorale, corresponsabili dell'evangelizzazione e chiamati a essere trasparenza di dio e a rendere visibile il Volto di Cristo per gli uomini del nostro tempo.
Papa Francesco ha reso visibile semplicemente, in un gesto, il senso del suo ministero Petrino: il popolo di Dio al centro. Ha proseguito poi, in questi giorni, papa Bergoglio, a sprigionare gesti di semplicità evangelica che distendono l'anima e lasciano sperare. Privo di fronzoli, concreto, scarno, essenziale, parole poche ma che arrivano diritte al cuore, messaggi tanto belli proprio perché figli di una semplicità sconcertante: la bellezza, l'accoglienza, la tenerezza, la custodia del Creato, di noi stessi, degli uni verso gli altri attraverso i vincoli familiari e di Amicizia. Fare spazio a Cristo che è il Salvatore della nostra vita. Con in più una gestualità da vecchio amico che ci fa sentire tutti "a casa".
La Chiesa ha una storia bimillenaria ma può essere cambiata in cinque minuti. E papa Francesco sta correndo veloce, sa bene che non c'è tempo da perdere. Speriamo che la Chiesa sappia tenere il suo passo, perché non si può più aspettare la primavera.
La Chiesa ha una storia bimillenaria ma può essere cambiata in cinque minuti. E papa Francesco sta correndo veloce, sa bene che non c'è tempo da perdere. Speriamo che la Chiesa sappia tenere il suo passo, perché non si può più aspettare la primavera.
E se sarà vera primavera solo la Storia potrà dirlo. Ma i germogli che abbiamo visto abbozzare in questi giorni invitano a gettare via i cappotti dello spirito e a distenderci in attesa del sole. Adelante Francisco! Que Dios te bendiga.
venerdì 22 marzo 2013
Costruire Ponti
“lottare contro la povertà, sia materiale che spirituale; edificare la pace e costruire ponti.. punti di riferimento di un cammino al quale nessuno può sottrarsi.
San Francesco una personalità che è ben nota al di là dei confini dell’Italia e dell’Europa e anche tra coloro che non professano la fede cattolica. Quanti poveri ci sono ancora al mondo e quanta sofferenza incontrano queste persone
... Non si può edificare la Pace, se non c’è verità, se ciascuno è misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano sulla terra”.
Papa Francesco ha ricordato che proviene da una famiglia di emigrati piemontesi in Argentina e per questo gli sembra importante “incontrarsi e creare spazi di autentica fraternità”.
Domani incontro e pranzo inedito a Castel Gandolfo, fra due Papi..

giovedì 21 marzo 2013
Giovedi Santo a Casal del Marmo

mercoledì 20 marzo 2013
Cambia todo cambia..
Papa Francesco uscendo dalla sua camera ha incontrato una Guardia Svizzera e gli ha chiesto se avesse passato lì tutta la notte.Quando la stessa ha risposto "Si", il Papa è rientrato nella sua stanza, ha preso una sedia, una merendina e l'ha data al giovane. E' poi rientrato nella sua camera, non prima di aver pregato la guardia che se avesse avuto bisogno di qualcosa bastava che gli bussasse.
martedì 19 marzo 2013
Il Cantico delle Creature di San Francesco d'Assisi

lunedì 18 marzo 2013
Mate e Papa

domenica 17 marzo 2013
Primo Angelus di Francesco
Dal buonasera dell'esordio al buongiorno dell'Angelus, ma la misericordia è la vera novità di Papa Francesco. E’ lo stile di Bergoglio che ha abbandonato i fogli che aveva sul leggio per parlare a braccio, come sta facendo sempre in questi primi giorni di pontificato, ai numerosissimi fedeli che gremivano piazza San Pietro e via della Conciliazione.
Commentando il Vangelo dell’adultera, Francesco ha sottolineato che da Gesù “non sentiamo parole di disprezzo o di condanna, ma solo amore e misericordia”. E si è soffermato sulla “pazienza di Dio”.
sabato 16 marzo 2013
Padre Ignazio
Iñigo López nasce il 24 dicembre 1491 nel castello di Loyola, vicino la città di Azpeitia (Spagna). Ultimo di tredici fratelli, la madre muore quando Ignazio ha solo sette anni. Diventa paggio al servizio di Juan Velázquez de Cuéllar, tesoriere del regno di Castiglia e di lui parente. Nel 1517 prende servizio nell'esercito. A seguito di una grave ferita subita durante la Battaglia di Pamplona (1521) e per colpa della ferita passa un lungo periodo di convalescenza nel castello del padre. Durante la degenza ha occasione di leggere numerosi testi religiosi, molti dei quali dedicati alla vita di Gesù e dei santi. Travolto dal desiderio di cambiare vita, si ispira a Francesco d'Assisi. Decide di convertirsi e si reca in Terra santa, per vivere come mendicante, ma presto è costretto a rientrare in Spagna.
In questo periodo elabora un proprio metodo di preghiera e contemplazione, basato sul discernimento. Risultato di queste esperienze saranno poi gli "Esercizi Spirituali", metodi che descrivono una serie di meditazioni a cui, poi, il futuro ordine dei Gesuiti adotterà. Quest'opera inoltre influenzerà profondamente i futuri metodi di propaganda della Chiesa cattolica.
Ignazio ha varie visioni, la Vergine Maria diventa oggetto della sua devozione cavalleresca: l'immaginario militare giocherà sempre una parte importante nella vita e nelle contemplazioni religiose.
Può contare su sei fedeli discepoli: il francese Peter Faber, gli spagnoli Francis Xavier (noto come san Francesco Saverio), Alfonso Salmeron, James Lainez, Nicholas Bobedilla e il portoghese Simon Rodrigues.
Il 15 agosto 1534 Ignazio e gli altri sei studenti si incontrano a Montmartre, vicino Parigi, legandosi reciprocamente con un voto di povertà e castità: fondano la "Società di Gesù", allo scopo di vivere come missionari a Gerusalemme o recarsi incondizionatamente in qualsiasi luogo il Papa avesse loro ordinato.
Si recano in Italia nel 1537 in cerca dell'approvazione papale per il loro ordine religioso. Papa Paolo III loda le loro intenzioni consentendo di essere ordinati sacerdoti. Il giorno 24 giugno a Venezia è il vescovo di Arbe (oggi Rab, città croata) a ordinarli. Le tensioni tra l'imperatore, Venezia, il Papa e l'Impero Ottomano rendevano impossibile qualsiasi viaggio a Gerusalemme, così ai neosacerdoti non resta che dedicarsi alla preghiera ed ai lavori di carità in Italia. Una congregazione di cardinali si dimostra favorevole al testo per la costituzione del nuovo ordine e Paolo III lo conferma con la bolla papale "Regimini militantis".
Ignazio viene scelto come primo Superiore Generale della Compagnia di Gesù. Invia i suoi compagni come missionari in tutta l'Europa per creare scuole, istituti, collegi e seminari. Gli Esercizi Spirituali vengono stampati per la prima volta nel 1548: Ignazio viene condotto davanti al tribunale dell'Inquisizione, per poi essere rilasciato. Nello stesso anno Ignazio di Loyola fonda a Messina il primo Collegio dei Gesuiti, l'ordine istituito con l'intento di rafforzare la Chiesa di Roma contro il Protestantesimo sarà di fatto determinante nel successo della controriforma.
Ignazio di Loyola muore a Roma il giorno 31 luglio 1556. La festa religiosa viene celebrata il 31 luglio, giorno della sua morte. Canonizzato il 12 marzo 1622, quindici anni dopo (il 23 luglio 1637) il corpo viene collocato in un'urna di bronzo dorato nella Cappella di sant'Ignazio della Chiesa del Gesù in Roma.
venerdì 15 marzo 2013
La croce di ferro

giovedì 14 marzo 2013
Papa Francesco a Santa Maria Maggiore
Sicuramente è mattiniero. Papa Francesco è arrivato pochi minuti dopo le 8 a Santa Maria Maggiore, una delle principali basiliche della capitale per ringraziare la Madonna. Ma la sua visita è anche la prima in una chiesa romana da vescovo di Roma.
Rivolgendosi poi ai confessori ha detto: «Siate misericordiosi, le anime hanno bisogno della vostra misericordia».
Dopo aver visitato la basilica «su una delle auto della gendarmeria, senza nessun corteo, il Papa è andato alla Casa del clero di via della Scrofa dove abitava nei giorni del pre Conclave e ha pagato il conto per dare il buon esempio», ha detto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi.
«Nella cappella Sistina l'atto di omaggio da parte dei cardinali, Papa Francesco lo ha ricevuto stando in piedi e senza sedersi sul seggio che era stato preparato davanti all'altare», ha riferito Lombardi. Ieri sera poi, tornando a Santa Marta, nel corso di una cena festosa dopo l'elezione a nuovo Pontefice, il Papa ha detto ai cardinali: «Che Dio vi perdoni». Poi, per tornare a Santa Marta ha detto no all'auto di ordinanza dei Pontefici scegliendo di utilizzare invece il pullmino con il quale tutti i cardinali hanno fatto ritorno nel loro albergo.

Miserando atque eligendo
Il motto episcopale di Jorge Mario Bergoglio è la frase latina del Vangelo di Matteo che descrive l'atteggiamento di Gesù verso il pubblico peccatore che "guardò con misericordia e lo scelse".
«Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi" (Mt 9,9). Vide non tanto con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore. Vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse – miserando atque eligendo – ». Lo stemma episcopale del nuovo Pontefice, poi, oltre a riportare il motto, ha al centro, su campo blu, il monogramma di Cristo, presentato nella forma grafica dei gesuiti, ordine cui appartiene Bergoglio. Appaiono, inoltre, anche una stella e un grappolo d’uva. Lo stemma è contornato dai fiocchi posti su cinque file a indicare il cardinalato, con le 15 nappe rosse per lato.

mercoledì 13 marzo 2013
IL NUOVO PAPA
Francesco I


Fumata nera... ma più chiara
martedì 12 marzo 2013
L'Oratorio e la chiesa attuale
Nel 1622 in questo giorno fondamentale per la chiesa cattolica:
Filippo Neri fu canonizzato da papa Gregorio XV (Ludovisi) assieme a S. Ignazio di Loyola, S.Francesco Saverio e Santa Teresa d'Ávila (era il giorno della morte di S. Gregorio Magno) nella basilica di S. Pietro. Secondogenito del notaio e alchimista Francesco Neri e di Lucrezia da Mosciano. Il padre esercitava la professione di notaio presso Firenze ma, nel 1524, decise di intraprendere la strada dell'alchimia. Aveva tre fratelli: Elisabetta, nata nel 1518, ricordata per aver testimoniato nel processo di canonizzazione, Antonio, morto poco dopo la nascita e la primogenita Caterina, nata nel 1513 che, dopo il matrimonio, ebbe due figlie, entrambe in seguito divenute monache.
Nel 1520 Filippo Neri perse la madre. Il padre decise così di risposarsi con Alessandra.
Durante gli anni di studio presso il convento di San Marco, il giovane Filippo Neri si appassionò a due testi che avrebbero influenzato il suo successivo apostolato: le Laudi di Jacopone da Todi, che in seguito egli fece musicare, e le Facezie del Pievano Arlotto, un libro umoristico scritto da un sacerdote fiorentino. Tra le sue meditazioni quotidiane figura l'Autobiografia di santa Camilla da Varano, come mostra la copia conservata alla Biblioteca Vallicelliana con sue note autografe.
Visse a Firenze fino a 18 anni, quando fu inviato presso uno zio, tale Bartolomeo Romolo, a Cassino (allora chiamato San Germano) per essere avviato alla professione di commerciante. In quegli anni cominciò a sentire la propria vocazione religiosa, così da costruire una piccola cappella in una roccia a picco sul mare denominata "Montagna Spaccata" (ancora oggi visitabile) a Gaeta, dove si recava tutti i giorni per pregare in silenzio. Lo zio, che si era particolarmente affezionato a lui, non avendo eredi, aveva deciso di lasciare al nipote, dopo la morte, tutti i suoi averi (ben 20.000 scudi) che questi però rifiutò per dedicarsi a una vita più umile.
Nel 1534 si recò a Roma come pellegrino ma vi rimase in qualità di precettore, ma ben presto espresse nella preghiera le sue attitudini di mistico e contemplativo. Cominciò a prestare la sua opera di carità presso l'ospedale di San Giacomo (il suo nome infatti compare fra le matricole dei membri della compagnia che regge l'Ospedale) dove molti anni dopo conobbe e strinse amicizia con Camillo de Lellis e nel 1538 venne anche a contatto con Ignazio di Loyola e con i primissimi membri della Compagnia di Gesù.
Secondo la tradizione nel 1544, e precisamente nel giorno della Pentecoste, in preghiera presso le catacombe di San Sebastiano, Filippo Neri fu preda di uno straordinario avvenimento (un'effusione di Spirito Santo) che gli causò una dilatazione del cuore e delle costole, evento scientificamente attestato dai medici dopo la sua morte. Molti testimonieranno di aver visto spesso il cuore tremargli nel petto e che, a contatto con esso, si avvertiva uno strano calore.
In seguito a questa esperienza Filippo abbandonò la casa dei Caccia per ritirarsi a vivere come eremita fra le strade di Roma, dormendo sotto i portici delle chiese o in ripari di fortuna. Spesso lo si vedeva passeggiare per le piazze cittadine vestito con una tonaca munita di cappuccio. Camminando per Campo de' Fiori e nei vicoli di Trastevere incontrava giovani che lo deridevano e beffeggiavano. Egli non si faceva sfuggire l'occasione e, unendosi alla comitiva, la conquistava con la sua simpatia. Iniziava con una barzelletta e con qualche gioco, ma poi si improvvisava predicatore, dicendo: “Fratelli, state allegri, ridete pure, scherzate finché volete, ma non fate peccato!”.
Molti tentavano di farlo cadere, una volta dei giovani scapestrati idearono una raffinata trappola: invitatolo in una casa, vi introdussero donnine di facili costumi. Ma la purezza di Filippo ebbe la meglio. Qualche anno più tardi dovette affrontare lo stesso tipo di tentazione a casa della famosa Cesaria, nota più per la sua bellezza che per le sue “virtù”. Essa volle per gioco scommettere con gli amici che sarebbe riuscita con le sue arti ammaliatrici a farlo capitolare. Fingendosi inferma lo invitò a casa sua per una confessione. Quando Filippo arrivò nella sua stanza la trovò vestita con un indumento così trasparente che niente lasciava alla fantasia. Accorgendosi dell'inganno il santo si diede alla fuga e la donna, scoperta, si vendicò tirandogli dietro un pesante sgabello. Forse è per questa esperienza che Filippo dirà in seguito ai suoi discepoli che “le tentazioni si vincono resistendo ad esse, ad eccezione di quelle carnali, dove è solo fuggendo che si hanno gloriose vittorie”.
In amore vince chi fugge..
Nello stesso periodo, si occupò degli infermi, abbandonati a sé stessi o affidati a pochi volontari, negli ospedali di San Giovanni e Santo Spirito nonché dei poveri nella confraternita della Carità, istituita da Clemente VII e nell'oratorio del Divino Amore. Essendosi fatto sempre più intenso il suo apostolato nei confronti dei bisognosi, tanti dei quali costretti a dormire in rifugi di fortuna, decise su consiglio di Persiano Rosa, suo padre spirituale, di fondare la cosiddetta Confraternita della Trinità, creata appunto per accogliere e curare viandanti, pellegrini e povera gente dei borghi romani. Inizialmente composta da quindici uomini, attratti dai discorsi da lui tenuti nella chiesa di San Salvatore in Campo, e installata nella casetta dello stesso Persiano Rosa, diede un grande contributo a favore dei pellegrini, in particolare nell'Anno Santo del 1550 (sebbene quell'anno venisse presa a pigione una casa più grande), tanto da ricevere da allora il soprannome di confraternita "dei pellegrini", e poi in seguito anche "dei convalescenti" per il suo soccorso nei confronti degli infermi della città.
Come sacerdote divenne famoso nell'esercizio del sacramento della confessione come fonte di dialogo con i "penitenti"; secondo testimoni oculari Filippo Neri ascoltava il pentimento dei suoi fedeli dall'alba fino a mezzogiorno, ora in cui celebrava la messa, sebbene non fosse raro trovare fedeli bisognosi anche in casa o perfino ai piedi del suo letto, dove egli ugualmente confessava in casi di necessità. Ciò suscitò invidie e gelosie, in particolare in due monaci (di cui si ignorano i nomi) e nel medico Vincenzo Teccosi, i quali dimoravano nella stessa San Girolamo. Seguirono una serie di screzi e ingiurie, i primi due erano, ad esempio, soliti beffeggiare il sacerdote mentre si preparava per la messa, o nascondendogli i paramenti, perfino le scarpe, o facendo in modo che ne usasse di logori. La cordialità, e soprattutto la pazienza di Filippo, finirono poi per conquistare i suoi tre avversari, uno dei due monaci entrò perfino nell'oratorio mentre il Teccosi, prima di morire, lasciò tutto in eredità a quello che un tempo era il suo peggior nemico, il quale non prese con sé che un ricordo (un orologio) cedendo tutto il resto ai nipoti del defunto.
Da questi dialoghi e da questi incontri nacque il primo nucleo della sua istituzione, l'Oratorio: il primo vero e proprio, un granaio sopra la navata della chiesa di San Girolamo della Carità.
L'11 ottobre 1559, Filippo Neri perse il padre, Francesco, e, dopo aver ricevuto l'eredità che gli spettava, preferì cederla alla sorella Caterina. In quegli anni il santo conobbe un altro importante personaggio della storia ecclesiastica, il cardinale milanese Carlo Borromeo.
Nel 1564 su pressioni delle comunità fiorentine, papa Pio IV (che sarebbe morto nello stesso anno) affidò a Filippo Neri il controllo della Chiesa di San Giovanni Battista de' Fiorentini che il santo, volendo rimanere a Roma, affidò ai giovani dell'Oratorio divenuti sacerdoti, quali ad esempio Cesare Baronio e Alessandro Fedeli, molto legati al loro padre spirituale.
Nel 1575 il papa Gregorio XIII eresse la Congregazione dell'Oratorio e concesse a questa la chiesa di Santa Maria in Vallicella, che ne divenne la sede. Grazie al suo insegnamento promosse innumerevoli attività: coinvolse nella preghiera e nella lettura della Bibbia uomini comuni, artisti, musicisti, uomini di scienza; fondò una scuola per l'educazione dei ragazzi.
In tempi nei quali la pedagogia era autoritaria e spesso manesca, Neri si rivolgeva ai suoi allievi (che erano, si direbbe oggi, ragazzi di strada) con pazienza e benevolenza: ancora oggi si ricorda la sua esortazione in romanesco: "State bboni (se potete...)!". Un'altra sua celebre frase, un'imprecazione di impazienza poi attenuata dall'augurio della grazia del martirio: "Te possi morì ammazzato... ppe' la fede!".
Gli anni che vanno dal 1581 al 1595, anno della morte, furono segnati da terribili malattie, guarigioni e ricadute continue. Preoccupato per il proprio destino scrisse per ben tre volte il proprio testamento. Alla comunità venne concessa intanto una nuova sede, l'Abbazia di San Giovanni in Venere e la possibilità di fondare un oratorio persino a Napoli. Fiaccato dalle malattie, Filippo Neri soffrì parecchio a causa di una terribile carestia che decimò alcuni membri della sua comunità oratoriana. Unico sollievo di quel periodo, nel 1590, il poter assistere, nella chiesa di Sant'Adriano al Foro, alla traslazione dei corpi di alcuni martiri. È da ricordare infatti che la testimonianza dei martiri era motivo di commozione per il santo fiorentino.
Seguendo i consigli di Filippo Neri, papa Clemente VIII decise di riconciliarsi con Enrico IV di Francia, evento di notevole portata nella storia della Chiesa cinquecentesca. Il pontefice, quasi per ringraziare il santo per il suo aiuto, prese con sé alcuni fra i suoi fedelissimi e decise di nominarlo cardinale, ma questi rifiutò la carica, dicendo, verso il cielo: “Paradiso, paradiso”. Nell'aprile del 1595 Filippo Neri venne colpito ancora più gravemente dalla malattia che lo affliggeva, tanto da non poter più modificare il proprio testamento.
Federico Borromeo, suo fedele amico, si recò a Roma per somministrargli personalmente l'eucarestia. Il santo, come lo stesso Borromeo dichiarò, benché moribondo dimostrava ancora una forza d'animo eccezionale. Il 23 maggio si riprese miracolosamente e poté officiare così la messa del Corpus Domini due giorni dopo, recitata “come cantando”. Dopo aver celebrato la messa sembrò quasi ai suoi fedeli che egli fosse come guarito, poiché continuava a scherzare e consigliare come suo solito. Verso le tre del mattino di quella stessa notte, tra il 25 e il 26 maggio, colpito da una grave emorragia, dopo aver benedetto la propria comunità Filippo Neri morì, quasi sorridendo nel momento del trapasso.
Filippo è stato senza dubbio uno dei santi più bizzarri della storia della Chiesa, tanto da essere definito "santo della gioia" o "buffone di Dio". Colto, creativo, amava accompagnare i propri discorsi con un pizzico di buon umore. Confessava con la stessa discrezione e la stessa bonarietà sia poveri che ricchi, sia principi che cardinali, dando a volte penitenze alquanto bizzarre, sicuro che, dopo aver fatto una simile figuraccia, il penitente non avrebbe più provato a compiere quel peccato. Vi è ad esempio un simpatico aneddoto che narra come a una donna, che aveva il vizio di sparlare degli altri, fu comandato dal santo di spennare per strada una gallina morta e poi di raccoglierne tutte le penne volate via. Alla richiesta del perché, da parte della donna, rispose che questo era come il suo sparlare, le sue parole si spargevano ovunque e non si potevano raccogliere più. Si offriva a tutti con generosità e soprattutto con un buon sorriso, tanto da essere definito dai contemporanei come "Pippo Buono". Questo è il quadro che ci danno di lui i suoi contemporanei, gli uomini che lo conobbero di persona.
Filippo Neri amava inoltre vivere all'aperto per sentirsi così in maggior contatto con Dio e le sue creature. Amava trascorrere le ore osservando il paesaggio romano dalla terrazza della sua stanzetta. A San Girolamo teneva con sé una gatta, un cane bastardino bianco a chiazze rosse, chiamato dal santo "Capriccio", che aveva deciso di non tornare più a casa per vivere nell'Oratorio. Il santo possedeva inoltre alcuni uccellini che, durante la giornata stavano in giro per la città, alla sera tornavano da Filippo, che li accudiva e gli dava di che cibarsi, e al mattino lo svegliavano con il loro canto.
L'insegnamento di Filippo Neri si può riassumere in quattro punti: una singolare tenerezza verso il prossimo, la prevalenza delle mortificazioni spirituali, in particolare mortificazioni contro la vanità su quelle corporali, allegria e buon umore per potenziare le energie spirituali e psichiche e infine la semplicità evangelica, di cui lui fu primo testimone. Durante le preghiere del suo Oratorio, Filippo Neri amava fare piccoli intermezzi cantati, così da rendere più piacevole la lettura del vangelo e, di conseguenza, l'incontro con Dio. Egli stesso amava cantare alcuni sonetti scritti da lui. L'Oratorio divenne così anche un laboratorio musicale perché le laudi si trasformarono da monodiche a composizioni a più voci con l'accompagnamento di uno strumento musicale.
Filippo Neri soleva riunire nel proprio Oratorio non solo i poveri figli della strada ma anche giovani di famiglia benestante, e persino figli di principi. Fra di essi vi era il quattordicenne Paolo, figlio del principe Fabrizio, della famiglia dei Massimo. Il 16 marzo 1583 il ragazzo, dopo una lunga malattia, morì. Padre Filippo, che avrebbe voluto assisterlo negli ultimi istanti, arrivò troppo tardi. Non poteva fare altro che raccogliersi in preghiera. Ma dopo qualche minuto fra lo stupore generale la sua voce risuonò sul brusio della camera: chiamava il ragazzo quasi volesse destarlo dal sonno. Paolo riaprì gli occhi e cominciò a confidarsi con il santo.
A un certo momento Filippo gli domandò se fosse morto volentieri; e lui rispose di sì, perché avrebbe raggiunto in cielo la sorella e la madre. "E allora va' in pace" esclamò il sacerdote mentre il ragazzo chiudeva gli occhi "e che sii benedetto e prega Dio per me"; poi, come narrano le testimonianze dell'epoca, riportate nel processo di canonizzazione del Santo, Paolo "subito tornò di novo a morire". La camera del miracolo, al secondo piano del Palazzo Massimo alle Colonne, che si affaccia sull'attuale Corso Vittorio Emanuele II, venne successivamente trasformata nella cappella, visitabile ogni anno nella ricorrenza dell'avvenimento.
Dopo la sua morte ebbe subito fama di santità presso i fedeli: Santo della gioia e Apostolo di Roma sono alcuni appellativi attribuitigli dai devoti.
Viene ricordato, soprattutto a Roma, per aver istituito (nel giorno di giovedì grasso del 1552 in aperta opposizione ai festeggiamenti pagani del Carnevale) il cosiddetto Giro delle Sette Chiese, un pellegrinaggio a piedi per le sette chiese principali della città: basilica di San Pietro in Vaticano, basilica di San Paolo fuori le mura, basilica di San Giovanni in Laterano, basilica di San Lorenzo, basilica di Santa Maria Maggiore, basilica di Santa Croce in Gerusalemme, basilica di San Sebastiano. Il Giro delle Sette Chiese è un pellegrinaggio tuttora praticato dai fedeli.
Fu proclamato santo nel 1622 e, in seguito, è stato dichiarato compatrono di Roma. Nonostante le sue reliquie siano in moltissime chiese, le sue spoglie sono venerate nella cappella della chiesa di Santa Maria in Vallicella dal 1602. La sua memoria liturgica coincide, com'è tradizione, con il giorno della sua morte: il 26 maggio.
Filippo Neri è anche compatrono della città di Manfredonia, insieme a san Lorenzo Maiorano, la patrona Maria SS di Siponto; di Gravina in Puglia, per volere del cardinale Vincenzo Maria Orsini poi Papa Benedetto XIII; patrono di Gioia del Colle in provincia di Bari e di Candida in Irpinia. È anche patrono di Tursi in provincia di Matera è patrono di Guardia Sanframondi in provincia di Benevento e patrono secondario di Veglie (Lecce). È inoltre compatrono di Venezia. Anche in Sardegna, nel grandioso duomo di Sassari, è venerato nell'altare a lui dedicato ed è patrono della con congrega che fin dal primo Settecento riunisce i canonici turritani sotto il suo nome. La prima chiesa al mondo dedicata a san Filippo Neri fu eretta nel 1636 a Carbognano (Viterbo) da Orazio Giustiniani, prete dell'oratorio della congregazione fondata dal Santo e poi cardinale. In Capitán Pastene, città fondata nella Regione dell'Araucania, Cile, da emigrati italiani provenienti da Pavullo, Emilia Romagna, l'unica chiesa esistente venne consacrata a San Filippo Neri.
Nato il 21 luglio 1515 a Firenze muore a Roma circondato dai suoi alle due del mattino del 26 maggio 1595 e il 12 marzo 1622 viene canonizzato da Gregorio XV.


Papa Alessandro III da Siena


lunedì 11 marzo 2013
TotoPapa: i dodici













domenica 10 marzo 2013
Prove di fumata

venerdì 8 marzo 2013
Conclave: decisa la data

L'abito non fa il .. Papa

giovedì 7 marzo 2013
Superati i 5000 accrediti media e stampa
Tanti saranno i giornalisti presenti a Roma ed accreditati presso la Santa Sede per seguire i giorni della Sede vacante e del Conclave che portera’ al’elezione del nuovo pontefice. Padre Federico Lombardi ha riferito che gli accrediti temporanei sono in totale 4432 che vanno ad aggiungersi ai permanenti che, tra stampa, foto e video sono 600. Le nazioni rappresentate dai mass media sono 65 (24 lingue).
Stop ai briefing organizzati dalla Chiesa statunitense dal suo quartier generale sul Gianicolo, il North American College, dopo una decisione presa dai vescovi americani nel corso di questa mattinata.
Previsto oggi l'arrivo degli ultimi due cardinali elettori: il polacco Kazimierz Nycz, arcivescovo di Varsavia e il vietnamita Jean-Baptiste Pham Minh Man, arcivescovo di Ho Chi Minh City.
Ai porporati che partecipano alle Congregazioni Generali è stato chiesto di contenere i loro interventi a circa cinque minuti ciascuno, visto che molti, moltissimi, si sono iscritti a parlare. Per la data del Conclave, bisognerà aspettare ancora.
L'anello del pescatore di Benedetto XVI è stato annullato come previsto dalla legge della Chiesa, continuano i lavori nella Cappella Sistina, dove si sta ultimando il pavimento sopraelevato in vista del Conclave e la bonifica da possibili microspie.

mercoledì 6 marzo 2013
Seán Patrick O’Malley, il cappuccino d’America

martedì 5 marzo 2013
Fuori programma alle congregazioni
Tra i cardinali cerca di intrufolarsi alle congregazioni un finto vescovo.
Pochi minuti dopo le nove si è presentato in compagnia di altre persone vestite da sacerdoti, non si sa se veri o falsi. All'entrata dell'Aula Paolo VI, è stato fermato dalla sicurezza e accompagnato fuori. Lombardi: «Io ero dentro l'Aula dove si svolgeva la congregazione non ho visto nessun falso vescovo né falso prete. Credo che dentro fossero tutti veri cardinali».
L'invito:

lunedì 4 marzo 2013
Papa Tawadros II anticipa i cardinali

Conclave, convocate le congregazioni


domenica 3 marzo 2013
Giovanni Paolo il grande

sabato 2 marzo 2013
Nasce PIO XII, l'ultimo Papa romano


venerdì 1 marzo 2013
Camerlengo segreti e Baculum

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