domenica 24 febbraio 2013

2005 - Fino alla fine

Giovanni Paolo II è costretto all'ultimo ricovero al Gemelli, nel corso del quale subisce una tracheotomia. A causa della degenerazione del Parkinson complicata dai postumi dell’influenza, non riusciva più a respirare. Sdraiato nel suo letto al decimo piano, ascoltava i medici che lo rassicuravano: “Tranquillo, Santità, è piccola cosa”. Lui ha risposto: “Piccola? Dipende per chi”. In mezz’ora poi era tutto finito: alla trachea, dove era stato praticato un buco, è stato collegato un respiratore. Se il pontefice non riesce a far entrare l’aria nei polmoni, una macchina lo aiuta. Il giorno dopo l’intervento, sulla stampa di tutto il mondo campeggiavano le seguenti due questioni: se Giovanni Paolo possa o no restare in carica in queste condizioni; chi potrebbe prendere il suo posto se il momento, inevitabile ma da tutti temuto, arrivasse. Sulla prima questione il diritto canonico parla chiaro: finché il Pontefice è in grado di scrivere, il problema dell’impedimento non si pone. E lui, appena sveglio, s’è fatto dare carta e penna e ha scritto: “Ma che mi hanno fatto?”

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