giovedì 4 aprile 2013
Sullo IOR il Vaticano di Francesco adesso risponde
Interrompendo lo schema silenzioso che finora aveva inghiottito molte rogatorie, il Vaticano ha risposto alla Procura sul caso di monsignor Francesco Maria Ricci. Il sacerdote dei Domenicani che investì (e perse) un milione e 600mila euro nei fondi esotici del «Madoff dei Parioli» dopo averli prelevati da un conto destinato alle opere di beatificazione.
La risposta chiama in causa lo Ior, dove Ricci, Rettore della Chiesa di Santa Sabina all'Aventino, è risultato titolare di 3 conti correnti (identificati come altrettanti fondi intestati ai Domenicani di Roma), uno dei quali ancora aperto e destinato alla cosiddetta Postulazione Generale dei beati.
Ricci ne avrebbe sostenute oltre un centinaio nella sua attività (nell'elenco figurano aristocratici della famiglia Orsini e predicatori di campagna come il domenicano francese Jean-Joseph Lataste), come ha spiegato anche nel corso del processo Lande, contro il quale ha sporto querela senza tuttavia poi costituirsi parte civile.
Dunque veniva dallo Ior il capitale affidato a Gianfranco Lande («che garantiva profitti maggiori rispetto alle banche» ha cristallizzato il sacerdote durante la sua deposizione al processo del «Madoff») e che per lui avrebbe scudato anche soldi dall'estero. Ma la risposta alla rogatoria, firmata dal Direttore generale dell'Istituto, Paolo Cipriani, non scioglie tutti i dubbi.
Al pm Luca Tescaroli che domandava fra l'altro «l'elenco degli istanti che hanno provveduto a elargire somme di denaro al predetto sacerdote, con le indicazioni dei relativi importi e delle modalità di versamento» la Santa Sede risponde a suo modo.
Inviando i soli numeri, vale a dire gli importi movimentati negli anni senza però specificarne nè la provenienza nè i destinatari di bonifici vari. (Con Ricci è autorizzato alle operazioni anche un altro domenicano, postulatore di professione a sua volta: padre Vito Gomez). Cipriani trasmette a Tescaroli l'elenco di movimentazioni di denaro effettuato giorno per giorno negli anni fra 2000 e 2007, ossia il periodo preso in esame.
Su quei conti è possibile effettuare prelievi in contante fino a importi elevati. Prelievi cash di dieci - ventimila euro. E anche se la media è solitamente più bassa, in qualche caso il postulatore di cause sante uscirà dallo Ior con 35mila o perfino 50mila euro in banconote.
Due sono i bonifici specificati; uno generico, l'altro accompagnato dalla specifica «domestico». Destinato con ogni probabilità alla sede legale o al convento dei Domenicani. Ilaria Sacchettoni per "Il Corriere della Sera" - Roma
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